Una Volta, anche io Tiravo le Arance

[dropcap]E'[/dropcap]  proprio vero! Una volta anche io tiravo le arance, e le domande che più di frequente mi sento rivolgere dai non eporediesi (ti aiuto: si chiamano così gli abitanti di Ivrea) sono: ma davvero? A chi? Perché poi?

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E’ un qualcosa che si rende possibile solo una volta l’anno, in periodo di carnevale per due o tre giorni, in Ivrea e nei paesi del circondario. Viene coinvolto anche il Vescovo della città eporediese, che riceve i bambini nel giorno di giovedì grasso.

Il carnevale è l’occasione per una grande festa popolare, che offre spazio a tutti, grandi e piccoli: arrivano le giostre ma anche grandi stand gastronomici, le feste danzanti per i bambini ma anche per i grandi, grandi coreografiche sfilate, e poi la famosa Battaglia delle Arance, di cui puoi vedere un video qui sotto!

Grande lo spirito del Carnevale!

Commuove il sentimento popolare che anima le giornate del carnevale e la conseguente Battaglia delle Arance, che permette di scaricare le proprie ansie e i propri problemi, le proprie tensioni; permette di aggregare la gente; consente alle ragazze di immedesimarsi e di riconoscersi in quella che indubbiamente è l’eroina del Carnevale: la “Vezzosa Mugnaia” (rappresentante del popolo) che festeggia la sua vittoria sul tiranno e che, durante le sfilate distribuisce a piene mani caramelle, cioccolatini e tanta ma tanta mimosa.

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La Mugnaia del Carnevale e i Pifferi.

I colori, le musiche tipiche del carnevale, gli stendardi e gli striscioni delle varie squadre di aranceri, il tifo della gente per la propria squadra, le cassette di arance disseminate sui lati delle piazze pronte per la battaglia, la veemenza e la passione con cui tutti, compatibilmente con la loro esperienza, la loro forza e la loro età (ci sono anche degli angoli di città dedicati alla battaglia per i più piccoli), tirano (a volto scoperto) da terra, le arance contro “il nemico” (simbolo del potere) posto in alto su un carro, protetto da una specie di maschera che fa da casco, la moltitudine di persone presenti, tutte con il capo rigorosamente coperto da un berretto frigio: tutto ciò fa carnevale, fa allegria, voglia di evadere dalle difficoltà quotidiane.

I “pifferi” (per intenderci “pifferai”) con le loro musiche, anzi la loro musica (perché è sempre quella che si ripete in omaggio alla Vezzosa Mugnaia), accompagnano almeno in sottofondo, le giornate carnascialesche, comunicando in tutti una grande allegria.

Io ho sempre partecipato alla battaglia in compagnia dei miei compagni e amici, come arancere “a piedi” (ovvero, non “sul carro”) nella squadra delle Picche.

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“assaggio”, semplice assaggio, di arance

Io piccolina, a volto scoperto, tiravo contro persone ben bardate poste su in alto sul carro del “tiranno”: avete presente Davide e Golia? Beh, io ero Davide!

Effetti… collaterali della Battaglia delle Arance

Che divertente!

Innumerevoli gli scivoloni che la melma delle arance spiaccicate a terra (arance provenienti da Calabria e Sicilia, tutte già predestinate al macero) provocava. (Grazie a Dio, da una qualche parte ci sono sempre delle tende della Croce Rossa pronte a risolvere eventuali problemi).

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Altrettanto divertente, anche se in modo diverso (ma forse è più opportuno dire curioso, particolare) la vista di noi aranceri a fine battaglia, diretti verso casa, con le nostre uniformi lerce, le scarpe imbevute di succo di arancia, i capelli impresentabili, le braccia pendenti lungo il corpo, l’andatura stanca di chi a fatica mette un passo dietro l’altro. Ma con il volto radioso. In una parola: felici.

Ovviamente nessuno era mai disposto a darci un passaggio, avremmo insozzato le macchine.

E poi anche le nostre mamme che non ci permettevano di entrare in casa se non dopo esserci opportunamente in un qualche modo spogliati e anche alleggeriti di tutti i coriandoli.

Un odore acre in tutte le piazze principali della città, nonostante la pronta pulizia effettuata a fine battaglia.

Ma quanti interstizi dei sanpietrini avrebbero poi conservato, per tanti giorni ancora, rimasugli di succo e semi di arancia e bucce che le macchine non avevano potuto eliminare?!?

Cortili e ripostigli…colorati

Quante uniformi stese in quei giorni! Molti di noi ne avevano solo una (io conservo ancora la mia), e volendo combattere tutti i tre giorni, bisognava almeno lavarle! Quindi in giro, sui fili che attraversano i cortili, sempre un tripudio di divise di ogni colore e foggia (ogni squadra ha naturalmente la sua uniforme).

Nei ripostigli delle nostre case c’è sempre un angolino dove conserviamo la divisa del carnevale, le scarpe (vecchie brutte scarpe di cui eventualmente sbarazzarci senza dolore se non si riesce a ripulirle), e tutto quanto, in sostanza, costituisce il corredo di un buon arancere.

Oggi (nonostante la sclerosi multipla sia mia fedele compagna ormai da una ventina d’anni) io partecipo ancora al Carnevale, seguo la Battaglia delle Arance che credo proprio di avere nel sangue, ma ovviamente sempre accompagnata dalla mia fedele sedia a rotelle… almeno non mi stanco come tutti gli altri!

A presto!

-Gin

 

 

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2 Responses

  1. Anna Pozzi Sant'Elia says:

    Cara Gin,
    Le tue mails sono sempre una piacevole sorpresa ( anche a me piacciono molto le sorprese )
    Non sono mai stata al Carnevale di Ivrea, così insolito , e in genere i Carnevali mi piacciono solo se ” speciali “.
    In un piccolo paese sopra il lago di Como ne abbiamo uno famoso : il Carnevale di Schignano,in Val d’Intelvi, per il quale tutta la comunità lavora tutto l’anno con orgoglio e grande bravura nel confezionare le maschere che poi conservano in un museo . I nostri ospiti stranieri di Intercultura sono invitati ogni anno e rimangono strabiliati. Pensa che l’organizzatore è un ex ragazzo partito molti anni fa con i Giovani Lavoratori per la Danimarca. Fatti raccontare dalla mamma come era il programma.
    Forse riesci a trovare in Internet il sito che parla di questa manifestazione così speciale.
    Oggi a Como sembra tornato l’inverno, grigio e buio : i miei giacinti sulle finestre , quasi pronti, non sanno cosa fare.
    Ti penso spesso, cara Gin, e ti saluto affettuosamente.
    Anna

    • Gin says:

      Ho curiosato su internet, sai? e mi sono fatta una idea del carnevale di Schignano. interessante! anche li una bella festa di popolo: gioia, allegria e belle maschere (ho letto che sono tutte fatte in legno), degne del museo che poi le ospiterà. Grazie per avermelo fatto scoprire.
      Sempre ammirevole la creatività della gente italiana. Un carnevale, tanti paesi e paesini, e tante manifestazioni tutte diverse per lo più legate a tradizioni locali.

      A Ivrea, i ragazzi stranieri partecipano sempre attivamente (cioè tirano, inseriti in una squadra di aranceri a piedi). Quest’anno mi pare fossero una quindicina.

      Ciao

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