La mia Prima Sedia a Rotelle. Che Liberazione!
Nel febbraio 1997 ho avuto la mia prima sedia a rotelle.
Semplice, leggera, facile da aprire e chiudere. Quello che ci voleva per togliermi dall’immobilismo cui mi ero trovata costretta per circa 6 mesi. Non potevo più, nonostante l’aiuto, andare a dormire nella mia camera al piano superiore della casa e dormivo in soggiorno in un divano letto che si apriva ogni sera, e si chiudeva al mattino, in attesa che fosse reso utilizzabile il montascale.
Una poltrona. Il mio Regno!
Il soggiorno, diventato camera da letto, incideva in modo significativo sulla vita di tutti i componenti della famiglia, che ad una certa ora dovevano “sloggiare” e, al mattino, non potevano entrare liberamente quando volevano.
Di giorno poi sedevo sulla poltrona, diventata ormai il mio rifugio. Me ne allontanavo solo per andare (sempre sotto braccio a qualcuno) in bagno o in cucina.
Non volevo arrendermi alla sedia a rotelle.
Quindi non potevo uscire perché facevo solo pochi passi e non da sola, non andavo in università, non potevo più fare nulla in modo autonomo.
La mia vita era limitata alla poltrona posta in soggiorno, a qualche libro da leggere, ad un programma televisivo per me interessante, qualche chiacchiera con un amico che veniva a trovarmi, o a salvarmi da qualche posizione scomoda.
Ricordo infatti una volta che nel tornare indietro dal bagno la mamma non riuscì a farmi sedere per bene e, per non farmi cadere, mi appoggiò delicatamente per terra, con la schiena poggiata sulla poltrona. E solo l’arrivo di una presenza forte mi riportò finalmente in posizione più naturale. Per fortuna non era inverno e il pavimento non era freddo (per non farmi inciampare da casa mia erano spariti da tempo tutti i tappeti).
Ruote al posto delle gambe
Alla fine, dopo circa sei mesi appunto, decisi che dovevo evadere. E accettai l’idea della sedia a rotelle. Mi sentii liberata. Ripresi così la mia vita fuori casa. Invece delle gambe avevo le ruote. Tutto il resto era invariato.
Più o meno!
Vivere in sedia cambia infatti la prospettiva, le proporzioni. Tutti gli altri sono inevitabilmente troppo alti per te, e, se vuoi vederli devi sempre stare con la testa volta all’insù, e non vedrai bene i loro occhi, la loro espressione.
E le vetrine poi che prima mi divertivano tanto avevano perso molto interesse. Riuscivo a vederne solo una minima parte.
Anche nei musei, vedevo solo i quadri posizionati in basso.
Beh, insomma. Vantaggi e svantaggi. Le medaglie hanno sempre due facce diverse. In compenso però potevo uscire, incontrare gli amici in centro, comprare da me quello che mi interessava.
Non ero più segregata in casa!!! E questo era un notevole passo avanti!
Con l’evolvere della sclerosi multipla, ho sostituito quella prima sedia con una meno semplice, più pesante, più elaborata, più adeguata alle mie esigenze attuali. Braccioli regolabili, pedaline altrettanto: le mie gambe possono stare in posizioni diverse, su, giù, da una posizione decisamente perpendicolare al busto ad una posizione totalmente elevata, con diversi livelli intermedi e poi anche un cuscino antidecubito per evitare appunto potenziali piaghe dovute alle ore passate seduta.
Adesso c’è anche un poggiatesta che una volta non mi serviva proprio, ma ora ….si. Totalmente regolabile in tutti i sensi, verso destra, verso sinistra, un po’ più su, un po’ più giù per sostenere la mia testa che altrimenti….no, non preoccupatevi, non rotolerebbe, ma farebbe fatica a stare eretta, e non è il caso che io faccia fatiche inutili che non servono proprio a nulla.
Dopo la sedia che mi ha permesso finalmente di uscire è stata la volta di un montascale in casa, che mi permettesse di vivere la casa nel vero senso della parola.
Piccoli ma grandi accorgimenti che hanno facilitato la mia vita, rendendo il tutto più semplice, più pratico e meno faticoso.
Ciao!
-Gin