Anche se ho Dovuto Interrompere l’Università… la Vita Continua.
[dropcap]F[/dropcap]inito il liceo ho frequentato per un anno la facoltà di architettura all’Università di Torino, che però non mi ha dato le soddisfazioni che mi sarei aspettata.
Vado a Milano
L’anno successivo ho cambiato facoltà, mi sono iscritta a Scienze Politiche e trasferita a Milano, dove tra l’altro studiava già mia sorella. Frequentavo volentieri, studiavo, davo esami con profitto, finché…un giorno le gambe cominciano a dare nuovamente problemi. Mi aiuta la mamma che mi accompagna, soprattutto nei giorni di esame. Ricordo i miei passi lenti e tentennanti, le frequenti soste sulle panchine disponibili vicino Piazza San Babila. Era la sclerosi multipla che si rifaceva viva con colpetti più o meno insistenti.
Assieme agli amici, adesso è la mamma ad occuparsi delle pratiche varie per iscrizioni, documenti etc. etc. A me non resta che partecipare alle lezioni e studiare. In questo nessuno può aiutarmi, e io posso farlo benissimo come prima. Ricordo un amico bravo in economia che veniva a casa mia per spiegarmi cose cui io non arrivavo per le assenze fatte durante le lezioni. Era veramente molto gentile!
Ma la volontà non sempre basta
E poi… e poi gli occhi non riescono più ad applicarsi per tutto il tempo necessario allo studio. Quindi la preparazione di un esame è più lunga di prima. E allora qualcuno comincia a leggere per me, ma se devi studiare (e non soltanto leggere per diletto) non è esattamente la stessa cosa. E poi…. E poi ci si mettono anche le mani. Non posso più tenere una penna in mano: la perdo, non riesco a scrivere, non posso più sostenere gli esami scritti. Chiedo quindi ai professori di permettermi di sostenere gli esami oralmente. Acconsentono. Ma dopo un pò…. non basta più neanche quello.
E’ la voce che si spezza, non è più chiara, e allora cosa faccio? Me lo chiedo. Che ne sarà dei miei studi? Questa volta credo proprio di non avere alternative. Con molto rammarico, devo decidere di smettere. E’ un grosso dispiacere.
E’ tutto un mondo che mi si chiude.
Lo studio è una cosa strettamente personale, non si può certamente delegare a nessuno. Devo farlo io in prima persona. Io….oppure io. E se non potrò farlo, farò altro.
Certamente non potrò tornare al tennis. Se il mio fisico non risponde più ai comandi, le gambe come fanno a muoversi, anzi a correre? Devo fare cose per le quali l’uso del cervello sia sufficiente, e poi trovare mani alternative volontarie delegate a realizzare ciò che la mia testa partorisce. Devo pensarci! Devo studiare opportunità nuove. Aprirmi a qualcos’altro.
Le mie riflessioni mi aiutano.
Si, farò dell’altro. Trovero’ cosa fare.
Troverò altro da fare: Cose nuove alle quali dedicarmi nonostante le mie difficoltà, cose vecchie fatte con sistemi nuovi.
Mi rassereno. La vita continua, per me come per tutti.
Ciao!
-Gin