A Casa di un Arancere del Carnevale di Ivrea
[dropcap]M[/dropcap]olti si chiederanno cosa sia un Arancere del Carnevale di Ivrea (quest’anno pare fossero ben 8.000).
E’ l’anima del Carnevale con la sua Battaglia delle Arance, di cui ti ho già parlato in un post precedente.
Ogni famiglia ne ha almeno uno in casa, a volte anche più: Padri, Figli, Figlie. La tradizione viene molto sentita e rispettata.
E non c’è famiglia eporediese che a Carnevale non sia coinvolta in ospitalità varie. Tutte, o quasi, ospitano amici, parenti, amici degli amici, amici dei figli, tutti incuriositi dall’avvenimento che li porta in Canavese spesso anche da lontano.
E così mentre la città, soprattutto il centro, si chiude alla solita vita (chiuse infatti le attività commerciali, chiusi alcuni uffici, le facciate degli edifici protetti dagli schizzi delle arance che potrebbero deturparle, chiuse anche le scuole in quei giorni), le famiglie si aprono invece ad una vita insolita e per lo più divertente, di sicuro diversa.
Se poi le previsioni meteo sono favorevoli, allora i visitatori e i curiosi arrivano da un lontano tutto sommato vicino, tipo altre zone del Piemonte, Lombardia, Liguria e circondario per una domenica diversa e divertente vissuta in compagnia.
Io, che una volta tiravo e partecipavo attivamente ad ogni fase del Carnevale, quest’anno dalla mia comoda sedia a rotelle, ho assistito ad un Carnevale diverso. Ho deciso infatti di non uscire come negli anni scorsi e di viverlo a casa di riflesso. Ho partecipato al via vai che in un giorno e mezzo ha sconvolto la mia casa.
Ma è sempre così, ogni anno e noi ne siamo a dir poco felici.
Carnevale in compagnia
Infatti è una storia che si ripete, magari con personaggi diversi. Dicevo già prima che, in linea di massima, tutte le famiglie eporediesi per l’occasione, sono cooptate. Prima o poi, secondo me, fonderanno una Associazione di Mutuo Soccorso.
Fra sabato e domenica, famiglia compresa, noi oscillavamo fra le 9 e le 11 persone (e tutto sommato non erano poi così tante). L’unica certezza era chi dormiva dove, sempre incerto però il chi mangiava quando e cosa. Il sabato sera, primo momento ufficiale e comunitario a tavola una bella tovaglia (subito o quasi da rottamare), la domenica a pranzo una tovaglia meno bella, la sera della domenica siamo arrivati ai piatti di plastica.
C’era sempre chi andava e chi veniva, chi ancora dormiva mentre si preparava il pranzo e chi all’ultimo minuto usciva dicendoci “Ah, si, scusate! Non vi ho detto che abbiamo pensato di mangiare fuori.” In effetti “fuori” le cose erano più sfiziose che non a casa, come sempre in una festa di popolo che si rispetti.
E poi alla sera della domenica sono andati tutti via, poco per volta! Uno per uno sono venuti a salutarmi, a partire dalla nipotina che praticamente dormiva già per la stanchezza. Erano tutti entusiasti della giornata (fra l’altro bellissima e calda).
E alla fine di tutto casa vuota, silenzio assoluto, che tristezza! Tutto finito: la gioia dei piccoli con i loro coriandoli (a dire il vero rigorosamente banditi in casa, ma solo in casa); un tè preso tutti assieme; due chiacchiere con persone che non vedevo da tempo; la visione della foto di chi sa farle “veramente” con inquadrature e particolari splendidi. Ne ho viste alcune proprio significative, degne di un fotografo di professione.
Lavori in corso
Mia Mamma si è poi guardata attorno: “Per adesso ho finito. Vado a dormire.” Infine, forse memore di una certa Rossella O’Hara: “domani è un altro giorno”. Contenta della giornata, sono andata a letto anche io.
L’indomani poi, con il mio sempre valido sostegno morale, la Mamma ha fatto una specie di inventario: tre tovaglie da lavare (e poi stirare), tre paia di lenzuola da mettere in lavatrice, tante coperte da rimettere a posto, idem dicasi per reti e materassi di emergenza.
Un po’ di scarpe da lavare (eh si, a Ivrea le scarpe alla fine si lavano).
La poltiglia di quintali di arance finite per terra provoca una melma scivolosa, tale da cambiare il colore alle scarpe rendendole inutilizzabili. O si buttano o si lavano e… si conservano per l’anno successivo.
Tante divise da ripulire: cosa noiosa (il succo dell’arancia le rende un po’ appiccicose) ma tutto sommato facile, se c’è il sole. Se non c’è…si lavano lo stesso e poi si pazienta.
L’inventario degli avanzi in frigo ha dato esito positivo, e qualcosa è stato messo a tavola anche per il pranzo del lunedì. Evviva, abbiamo anche mangiato! Non era poi così scontato!
Alla fine ogni cosa, poco per volta, torna al suo posto e tutti siamo pronti con gioia a ricominciare, in tutti i sensi, l’anno prossimo.
Ciao,
-Gin
PS: Grazie, Alex, per la foto di apertura.
Concordo su tutto, il mio andirivieni è durato fino a martedì sera e, dopo la rottura di un piatto e una tazzina, per evitare ulteriori inconvenienti, sono passata a quelli di plastica
Piatto e tazzina rotti? Forse è l’occasione che aspettavi per rinnovare il servizio. O no?
Scherzi a parte, il Carnevale è sempre bello! Ciao
Grazie per avermi fatto valutare il Carnevale d’Ivrea da altra angolatura. Sicuramente la famiglia deve supportare i partecipanti con logistica (accompagni e riprendi con la macchina), vettovaglie e lavaggio. Però penso che alla fine tutti siano contenti poiché è l’occasione di
avere una sana , colorita e amichevole “confusione” che ti fa interrompere il trantran quotidiano. Gianni
Ultimamente mi è capitato più volte di scrivere che anche la cosa più banale va sempre vista sotto tutti i punti di vista. Inevitabilmente cambia, assume valori diversi. Il Carnevale di Ivrea, secondo me, fa un po’ eccezione alla regola perché è sempre bello e interessante. Da qualunque aspetto lo si valuti.
Ciao
Che bello!
E invece si Gilda, (che bel nome!) è vero, è vero. Il carnevale è veramente bello; e dopo tanti anni di presenza attiva, questo è stato l’anno di una presenza un pò meno attiva, ma sempre viva e partecipe. Gli eporediesi non possono vivere senza il loro carnevale, e anche soltanto gli echi…li rendono felici.
Sai che, ho visto solo stamattina, il tuo commento sul post del “Buon Compleanno alla mia Sedia a Rotelle” e sono andata subito a vedere il tuo blog. Mi ha incuriosito il nome. Ho scoperto che sei di Palermo e, d’istinto mi sei risultata simpatica, perché io ne ho ottimi ricordi. E li abita ancora una mia zia, che ogni tanto viene a trovarmi. Ciao, torna a trovarmi. Appena ho un attimo approfondirò la mia conoscenza del tuo blog. Grazie per esserti fatta viva.
un carnevale vissuto in maniera diversa dai soliti ma di sicuro divertente vivace e in buone compagnia. W il Carnevale!!!!!!!
Ciao.
tu hai modo di partecipare ad un carnevale speciale dalle tue parti? Sei mai andata? Cosa ti è piaciuto di più?
Se può interessarti puoi essere uno dei nostri graditi ospiti l’anno prossimo. (Eventualmente ci contatteremo in privato).
Ovviamente un letto garantito. Tutto il resto a sorpresa. Ciao. Un abbraccio
Ciao gin! Anche noi…clan di tuchini abbiamo rispettato il protocollo e come da tradizione abbiamo condiviso casa piazza cibo risate…da amici…la loro casa..molto centrale è diventata la base dei nostri andirivieni. ..bello il carnevale! Bellissima Ivrea inbandierata…e i cavalli. .gli aranceri..vivere la festa…la battaglia…bello bello….ciaoooo
Eh, si, il nostro carnevale è proprio bello.
Ma forse bisogna veramente essere eporediesi per apprezzarlo e goderne. Credo che molti ci prendano per pazzi.
Tirare le arance l’uno contro l’altro? Divertendosi, felici della faticaccia che si fa. E a volte del rischio che si può correre nonostante tutte le precauzioni e l’attenzione che si può fare!
Ciaooo!